Ciuccio? Certo. Ciuccio? Mai. Ciuccio? Forse.
Tra i tanti pomi della discordia che dividono le mamme on e offline, c’è anche lui: il ciuccio.
Il ciuccio fa male?
Santo subito per alcune, da evitare come la peste per altre.
I timori più radicati rispetto a ciucci/succhietti sono sostanzialmente due: che possano interferire con l’allattamento; che possano alterare e rovinare la bocca del bambino, e dunque portarlo a “parlare male” quando sarà più grande.
C’è poi anche chi vede nel ciuccio una sorta di “tappo” con cui zittire i bambini.
Ma queste paure sono fondate?
La verità la svela la dottoressa Antonella Cerchiari, coordinatore Logopedista Servizio Disfasia dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù e docente di logopedia presso l’Università Tor Vergata di Roma in un’intervista in cui dichiara che <<il succhietto può essere utile o controproducente. Il bambino nasce con capacità innata di succhiare, e lo fa facilmente al seno, e i neonati che vengono alimentati al seno generalmente tendono a non sentire la necessità di prendere il succhietto>>. Leggi il resto dell’intervista per conoscere il parere esperto della Dottoressa Cerchiari.
Perché i neonati allattati al seno spesso rifiutano il ciuccio?
È una questione sensoriale: lo percepiscono come non naturale. Nel bimbo che non ha problemi ad attaccarsi al seno, il succhietto, che sia di silicone o di caucciù, viene percepito dalla bocca del bambino come un corpo estraneo.
È però anche vero che il succhietto, tramite appunto la suzione, ha un valore consolatorio.
In questi casi è l’adulto che abitua il bambino al succhietto. Se l’adulto non insiste, il neonato non lo prenderà mai.
Solitamente, la prima volta che un neonato allattato al seno prova il succhietto fa “le faccette”, che in realtà sono indice di ipersensibilità nei confronti del nuovo materiale inserito in bocca.
Succede anche quando si inizia lo svezzamento: la prima volta che fai assaggiare un frutto a un bimbo, la sua prima reazione saranno smorfie e faccette (nei più sensibili si può verificare anche il conato), di nuovo spia di ipersensibilità.
Di norma il ciuccio in caucciù viene accettato più facilmente.
Si tratta di una gomma sensorialmente più morbida e quindi più simile alla malleabilità del seno, ma dannosa sotto altri aspetti.
Scegliere di dare il succhietto anche a un bimbo allattato al seno può andar bene. La mamma può avere più tempo per sé, evitando di essere lei il ciuccio del bimbo.
Ancora diverso è il caso di bambini allattati al biberon. Se si offre loro il succhietto, lo prendono subito, soprattutto se dello stesso materiale della tettarella.
Nel caso di un bambino che non si attacca al seno perché ha difficoltà a succhiare, il succhietto può essere molto utile.
Quale è l’utilità del ciuccio?
Il bimbo si consola, allena la suzione e sviluppa la coordinazione suzione-deglutizione.
Quando diventa invece negativo l’uso del succhietto?
Quando il bimbo cresce e noi facciamo crescere il succhietto con lui. Compriamo il modello adatto ai 3 mesi, poi ai 6, ai 9… E via di questo passo. Così facendo, stiamo dando adito ad un’abitudine viziata.
Tra le conseguenza c’è il rallentamento e/o il blocco dello sviluppo delle abilità motorio-orali del bimbo, che si può ripercuotere anche nelle abilità di alimentazione e articolazione del linguaggio.
Per esempio la punta della lingua può diventare ipotonica e il bimbo parlerà male, con suoni alterati, portando la lingua in fuori, così da parlare con la cosiddetta “zeppola”.
Anche la deglutizione sarà alterata. Il bambino deglutirà con una spinta linguale fuori dalla bocca e ci saranno problemi sulla chiusura delle arcate dei denti, così da dover ricorrere alle cure dell’odontoiatra quando sarà più grande.
Quando bisogna togliere il ciuccio?
I pediatri dicono che a 3 anni si può togliere il succhietto. Io dico anche molto prima:
intorno ai 7-9 mesi, quando il bambino sviluppa l’abilità di mordere e non ha più la necessità di succhiare.
Inoltre un bambino di questa età può essere consolato in molti altri modi.
Da questo momento in poi può avvenire un graduale svezzamento da succhietto.
Ma come togliere il ciuccio a bimbo?
Lasciandoglielo sempre della stessa misura, senza cambiare ciuccio in base all’età.
Man mano l’anatomia del bambino cresce, la bocca diventa più grande, lui non trae più soddisfazione dal succhietto e a un certo punto lo lascerà.
Come scegliere il ciuccio giusto?
Il succhietto in commercio più appropriato alle caratteristiche anatomiche e funzionali del bambino è quello in silicone, tutto morbido come il seno materno (è un succhietto NUBY). In generale, comunque è
importante evitare i ciucci in caucciù e con il corpo intorno rigido.
Nelle maglie del caucciù si annidano facilmente batteri. In particolare,
il caucciù è molto colonizzante per candida e stafilococco.
In molti Paesi occidentali, i ciucci in caucciù sono stati banditi dagli ospedali proprio per questo. In Italia, per esempio, anche l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù ha adottato questa misura igienica.
Riguardo invece alla forma,
il succhietto piatto è migliore di quello a ciliegia.
Lo spazio tra le arcate dentali del bambino è poco e le ossa del palato sono morbide: succhiare un succhietto a ciliegia tende a far sviluppare il palato verso l’alto e quindi a renderlo più stretto, alterando l’arcata dei denti.
Il palato rappresenta il tetto della bocca, ma anche il pavimento del naso: quindi una conformazione “a casetta” riduce lo spazio, andando a comprimere la respirazione nasale.
Detto questo, ovviamente se portato fino ai 3-4 anni, qualsiasi ciuccio fa male.
Se invece il ciuccio lo tengo solo per i primi 6-9 mesi circa, le alterazioni sono limitate e con la ginnastica facciale che il bimbo fa quando comincia la masticazione (che comprende masticare, lateralizzare la lingua, muovere la mandibola, etc…) le alterazioni delle arcate si correggono, anche perché le ossa del palato dei bimbi da 0 a 3 annisono ancora morbide.
Se invece prolunghiamo l’uso del succhietto oltre i 9-12 mesi, man mano che le strutture si irrigidiscono, lì andiamo a creare dei danni.
Il dito in bocca è più o meno dannoso del ciuccio?
Direi piuttosto che crea danni diversi rispetto al succhietto, che dipendono anche da quale dito il bimbo mette in bocca.
È il pollice? Avremo un palato molto ogivale, perché il pollice lo spinge verso l’alto.
Tiene il pollice in bocca e l’indice sopra al naso? In questo secondo caso, ci può essere anche un problema di corretto sviluppo della respirazione, perché il dito sul naso chiude la narice.
Si mette in bocca indice e medio? L’arcata dentale viene alterata in modo più ampio.
Inoltre, le dita sono più grandi del succhietto e quindi causano alterazioni maggiori.
Come togliere il vizio del dito in bocca?
Quando i bimbi sono più grandi (verso i 3-4 anni) si effettua un trattamento ludo-riabilitativo, basato su
input mnemonici e percorsi motivazionali.
Un esempio è quello di un gioco dell’oca creato appositamente per questo disturbo: ogni volta che il bimbo va sulla casella dove c’è il divieto di succhiare il dito, sta fermo un giro e ricorda che non lo deve fare.
Il percorso motivazionale consiste nel disegnare su un cartellone un percorso costituito da tante caselle su cui attaccare un adesivo ogni volta che il bambino ha passato una giornata senza succhiare. Alla fine del percorso, attaccati tutti gli adesivi, il bambino riceverà un piccolo premio, per esempio una cosa che ama mangiare, un giocattolino, etc.
Chiaramente, se un bambino si succhia il dito, mamma e papà non si posso arrabbiare (e lo stesso vale per il biberon).
Arrabbiarsi serve a poco. Piuttosto, è importante che i genitori sappiano quali sono le conseguenze di una suzione prolungata e che sappiano che bisogna togliere l’abitudine viziata di succhiare il prima possibile.
Il logopedista è l’operatore deputato a risolvere questi problemi.
Purtroppo molti pediatri tendono a sottovalutare questo tema. Ci sono quelli che ti dicono che un ciuccio vale un altro e che il dito prima o poi lo toglierà…
Ma la realtà è che
mantenere troppo a lungo il succhietto/biberon significa non sviluppare adeguatamente le abilità di alimentazione (masticazione) e alterare l’anatomia della bocca.
Se volete aiutare vostro figlio ad abbandonare il dito in bocca o volete richiedere una valutazione legata all’uso prolungato del ciuccio è consigliato contattare un logopedista o un ospedale con reparto specializzato così da potervi fornire il supporto tecnico di cui avete bisogno.